Ore 19: MONICA MAGGIONI – OUT OF TEHRAN
È la storia di chi fugge dall’Iran perché lì, per loro, era ormai impossibile vivere una vita normale. Sono tre ragazzi e un professore i cui percorsi si incrociano: sono finiti senza colpa nelle maglie del regime, alcuni sono stati imprigionati, torturati. Hanno negli occhi la violenza dei giorni delle manifestazioni contro il regime e raccontano l’orrore della repressione vissuta sulla propria pelle.
Abbas, Ebrahim, Hossein e Narges hanno lasciato l’Iran viaggiando attraverso le montagne del Kurdistan, con l’aiuto dei contrabbandieri, o verso la Turchia; qualcuno più semplicemente è salito in aereo e non è più tornato. Nella loro mente il viaggio è sempre lo stesso, uguale il senso di impotenza nei confronti di un regime che ha spezzato le loro esistenze, che li ha privati degli affetti più profondi. Abbas era professore di economia all’Università, Ebrahim faceva il blogger, Hussein lavorava in Tv, Narges era documentarista. Lei, figlia di uno degli ex potenti del regime di Ahmadinejad, un giorno in Germania ha parlato di diritti umani e non è più potuta tornare a casa.
Le loro storie, i loro diari minimi sono una denuncia violenta contro un regime che ha assunto i tratti dell’aguzzino, sono il ricordo di chi ancora è in carcere o non può parlare; ma alla fine tutte le loro voci si stemperano nel sussurro malinconico degli esuli che sognano solo il ritorno.
Ore 20 e 45: JONAS CARPIGNANO – A CHJANA
Basato su avvenimenti realmente accaduti, A Chjana racconta la storia di Ayiva, un giovane immigrato del Burkina Faso che cerca di ricongiungersi con il suo migliore amico dopo aver partecipato alla prima rivolta razziale nella storia d’Italia.
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Ore 21 e 30: MARCO DENTICI – CALDO GRIGIO, CALDO NERO
A Sud di Messina, il 25 ottobre 2007 è una giornata come tante altre, scaldata dalla coda estiva siciliana. I palpiti e le geometrie che da molti anni scandiscono il ritmo della loro quotidianità vengono improvvisamente stravolti da un mesociclone che provoca, senza mietere vittime, danni e distruzione. È solo il preludio della tragedia del 1° ottobre 2009.
È pomeriggio inoltrato. Nella sonnolenta atmosfera della loro casa, un nonno sonnecchia accanto alla nipotina di otto anni, che, con timore crescente, osserva il cielo caricarsi di nuvole minacciose. Si scatena l’inferno e questa volta la violenza del nubifragio è di ben altra portata. Alla fine si conteranno trentuno vittime e sei dispersi. Soccorsi. Feriti e cadaveri sotto montagne di fango e macerie. Funerali di Stato. Solidarietà, contestazioni. Gira la giostra delle colpe. Rimbalzano cifre, dichiarazioni, di tecnici e politici. Tutti responsabili, nessun responsabile. Dopo un anno e otto mesi il quadro non muta. I paesi sfigurati mostrano i doppi segni della morte e dell’abbandono. Il film si chiude con la notizia al TG dell’ennesimo nubifragio nelle stesse zone colpite. Siamo nel marzo 2011, periodo in cui il Governo nazionale blocca i fondi Fas per la Sicilia.