Oggi, 22 maggio, alle 06.40 le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno sgomberato Palazzo Citterio.
Sono entrate nel palazzo passando attraverso l’orto botanico dell’Accademia di Brera e contemporaneamente hanno chiuso via Brera e i vicoli adiacenti. Macao aspettava a porte aperte con più di sessanta persone. All’arrivo di Polizia e Carabinieri è seguito quello dell’Esercito.
Per la seconda volta in una settimana, in due luoghi che hanno svelato forti criticità attorno alla gestione delle politiche economiche e culturali della città di Milano e del Paese, le questioni aperte da cittadine e cittadini sono state ridotte a questioni di ordine pubblico.
Partita con una caccia al tesoro, la marcia di Macao arriva e apre il Palazzo Citterio in centro.
Tutti entrano dentro il palazzo e si comincia a animare la nuova casa di Macao.
La conferenza stampa è iniziata con la lettura del comunicato sui fatti di Brindisi
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Il comunicato del nuovo M^C^O
È con piacere che inauguriamo nuovamente MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano. Un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove gli artisti e i cittadini possono riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole e sperimentare nuovi linguaggi comuni. Un laboratorio politico-culturale che partendo dal coinvolgimento di centinaia/migliaia di cittadini attivi vuole attivare nuove forme di democrazia reale.
Sabato 5 maggio abbiamo liberato la Torre Galfa riqualificando e rendendo vivo uno spazio privato che da 15 anni era stato abbandonato. L’occupazione ha messo in evidenza con forza come logiche speculative e di profitto governano di fatto questa città. Siamo stati sgomberati dalle forze dell’ordine, ignorando la volontà di migliaia di cittadini di autodeterminarsi creando un nuovo spazio comune dove confrontarsi e relazionarsi. Abbiamo deciso di restare lì, di fare un presidio permanente in via Galvani, per continuare a denunciare lo scandalo legato all’impero finanziario di Ligresti e per riorganizzarci all’aperto favorendo nuovamente la partecipazione della cittadinanza.
Se il privato persegue solo logiche di profitto, il pubblico e chi dovrebbe amministrare il bene pubblico ha di fatto fallito il suo compito. Politiche economiche e sociali al servizio di un sistema neoliberista che privilegia pochi a danno di molti hanno impoverito questo paese. L’assenza di politiche culturali ha aggravato la situazione desertificando culturalmente e socialmente questo paese. Gli spazi culturali sono stati abbandonati e resi vuoti svalutando un patrimonio artistico di enorme valore.
È per questo che oggi 19 maggio Macao ha deciso di liberare e ridare alla cittadinanza palazzo Citterio. Vogliamo creare un luogo aperto, vivo e accessibile dove l’arte venga vissuta come bisogno primario dell’essere umano. Palazzo Citterio è da molti anni parte di un progetto di grande rilancio culturale che coinvolge l’accademia di Brera e la Pinacoteca. Tale ristrutturazione non è mai partita per colpa di un uso strumentale e corrotto dei commissariamenti pubblici nella logica dei grandi eventi.
Macao propone qui un processo del tutto differente e innovativo: vuole restituire alla città chiarezza su come i fondi pubblici sono gestiti, vuole mettere in discussione e non dare per scontato il progetto che si andrà ad attuare e, soprattutto, vuole aprire un laboratorio di idee e pratiche per cui sarà la cittadinanza stessa a ripensare Palazzo Citterio.
Viva Macao e buon lavoro a tutti.
Siamo una rete di soggetti che stanno operando fianco a fianco all’interno di questa lotta: Nuovo Cinema Palazzo di Roma, Teatro Valle Occupato di Roma, Sale Docks di Venezia, Teatro Coppola di Catania, Asilo della Creatività e della Conoscenza di Napoli, Teatro Garibaldi Aperto di Palermo
Nel 2008 venne bandita una gara per l’attuazione del progetto cosiddetto «Brera in Brera», limitata al solo Palazzo di Brera, vinta da Mario Bellini e Associati, basato sul trasferimento dell’Accademia di Belle Arti tra Palazzo Citterio e il campus di Bovisa, e sull’allargamento della Pinacoteca nell’edificio stesso di Brera. Ma una volta espletata la gara, sono emersi due fatti: la mancanza dei finanziamenti e la consapevolezza che il trasferimento dell’Accademia non poteva essere un atto automatico.
Momento di svolta e apparente accelerazione è il 30 dicembre 2009 quando il Governo (Brera è un museo statale) nomina Mario Resca, già da tempo direttore generale del Ministero dei Beni culturali con lo specifico incarico di valorizzare il patrimonio, uomo d’azienda (per anni ha guidato McDonald’s in Italia), ora commissario straordinario per la realizzazione della Grande Brera, con il preciso intento di semplificare le procedure e di condurre in porto l’immane operazione della Grande Brera. La spinta viene anche dall’evento EXPO in calendario a Milano nel 2015, e dalla necessità di trasformare Brera nella vetrina di presentazione della città al mondo. Resca, neo-incaricato, nomina un soggetto attuatore, cioè un coordinatore responsabile dell’intervento, nella persona di Mauro Della Giovampaola, all’epoca “coordinatore dell’unità tecnica di missione per la realizzazione delle infrastrutture per le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia”. La Grande Brera viene così inserita nel programma dei 150 anni, e in questo ambito individuato un finanziamento di 52 milioni di euro.
Il 10 febbraio 2010 Mauro Della Giovampaola viene arrestato nell’ambito dell’inchiesta fiorentina sugli appalti per il G8 alla Maddalena, insieme ad altri tre personaggi che faranno cronaca per molti mesi: Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore di lavori pubblici, l’imprenditore Diego Anemone, e Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana. Della Giovampaola in quel momento è anche soggetto attuatore per il progetto Nuovi Uffizi. L’accusa per tutti è corruzione continuata, in concorso.All’interno del commissariamento che, attraverso la sospensione delle normali procedure democratiche permette un uso predeterminato ed incontrollato dei finanziamenti pubblici, i 52 milioni sono spariti e non saranno più recuperabili.Il piano B, per togliere dall’impasse la “cricca”, viene suggerito dallo stesso architetto vincitore del concorso di progettazione, che individua nel riutilizzo di Palazzo Citterio, una soluzione che può accontentare tutti.
Palazzo Citterio è da tantissimi anni al centro del dibattito sul rilancio di uno dei musei più significativi d’Italia. È stato spesso usato come palliativo per allentare le tensioni esistenti tra la Pinacoteca e l’Accademia che per quantità di spazio non riescono a convivere all’interno della struttura di Brera.
La risoluzione del problema è stata continuamente disattesa e il recente annuncio di un finanziamento di 23 milioni di euro stanziato dal CIPE, Comitato interministeriale per la Programmazione Economica-Presidenza del Consiglio dei Ministri, che copre in minima parte la previsione di spesa di 160 milioni per la creazione della Grande Brera, non risolve la questione.Questi soldi, invece di essere da subito impiegati per mettere in sicurezza i tanti problemi di Brera verranno spesi per costruire una vetrina in vista dell’Expo e gli spazi destinati, secondo il primo progetto dell’architetto Bellini, alle aule dell’Accademia vengono nel nuovo progetto occupati da bookshop e caffetteria e dai servizi di natura commerciale. Occorre fare chiarezza sulla struttura del bando per l’assegnazione dei lavori, su come verranno assegnati e gestiti gli appalti e sulla natura e i vincoli che il capitale privato, che servirà necessariamente a completare il progetto, porrà al progetto stesso.Un’altro dato significativo è che ad oggi, per come è pensato, il progetto Grande Brera snatura lo spirito originale legato al rapporto diretto e di scambio tra il museo e la scuola. Un rapporto che, nel panorama internazionale ha reso unica la Pinacoteca, insediata nello stesso immobile e nata per fini didattici.