Siamo lieti di pubblicare le cinque Stagioni del Valle
PROGETTO ARTISTICO del TEATRO VALLE OCCUPATO 2012/2013
[5 stagioni|3 aree di progetti|1 Orchestra Stabile dei Precari]
L’atteso non accade mai,
e all’inatteso un dio apre la porta.
Euripide
Il Teatro Valle ha vissuto il suo primo anno di occupazione in una frenesia creativa, caotica ma inaspettatamente costruttiva, in un turbinio di scontri e di incontri, in un radicale desiderio di mettere in discussione tutto per reinventare tutto.
Mentre eravamo impegnati nella scrittura di uno statuto partecipato che regolasse la futura Fondazione Teatro Valle Bene Comune, abbiamo aperto il teatro scegliendo di non ridurre la complessità e l’eterogeneità dei percorsi che ospitavamo a una unica linea di direzione artistica, ma esaltando la pluralità delle poetiche, dei generi e dei linguaggi in un flusso continuo di esperimenti artistici, resi possibili dalla generosità dei molti artisti che hanno messo in condivisione il loro tempo e la loro arte.
In un anno di occupazione gli equilibri dei rapporti con la cittadinanza e la comunità artistica si sono modificati e ora sentiamo il desiderio di creare e offrire qualcosa di più organico, di più sistematico, che risponda all’incertezza del sistema produttivo attuale con unaprogettualità di ampio respiro, alla frammentazione con relazioni più forti, ai tempi contratti con la continuità. Un preludio alla Fondazione, un passaggio che porti il Valle a somigliare sempre di più alla sua vocazione e a sperimentare sempre più la direzione artistica plurale.
La Fondazione richiede ancora un periodo di lotta per venire riconosciuta e certo non tendiamo a una normalizzazione proponendo una stagione convenzionale, ma vogliamo sfidare e sfidarci. Come fare a concentrare le energie, canalizzarle e dare una forma? Ci siamo a lungo interrogati e, nella ricerca di una risposta, abbiamo moltiplicato le domande.
Come mai in tanti non ci eravamo mai incontrati prima dell’occupazione del Valle? Perché chi lavora nella prosa si interessa poco alla ricerca? Perché un attore di ricerca guarda con sufficienza a chi recita testi scritti? Perché i drammaturghi non conoscono la danza? È solo una questione di gusti, di casualità? La risposta ci è apparsa in tutta la sua ovvietà. Siamo tutti professionisti dello spettacolo e molti di noi lavorano già da tempo nei circuiti ufficiali: in molti non ci eravamo mai incontrati prima del Valle perché dai luoghi istituzionali della formazione ai modelli produttivi, alla distribuzione delle risorse, fino alla gestione degli spazi (teatri stabili, etc), l’intero sistema culturale italiano sembra costruito per dividere i generi fino a chiuderli in compartimenti stagni, per limitare la cooperazione, per soffocare qualunque possibilità di moltiplicarsi dei linguaggi.
D’altra parte, esistono molti artisti coraggiosi e tenaci, molti luoghi di produzione indipendente, festival, compagnie che mettono in critica il sistema, pongono al centro l’accesso al sapere, si misurano con la multidisciplinarietà e la ricerca, senza che ciò venga riconosciuto e messo a valore.
A partire da queste riflessioni politiche e artistiche, abbiamo individuato come parola e concetto chiave il moltiplicare. Vogliamo far saltare gli orologi, mettere in moto una nuova temporalità, trasformare le abitudini che hanno invecchiato gli stabili e assuefatto il pubblico facendo vivere il teatro tutto il giorno, oltre il “cartellone” o i limiti di una stagione.
La vita di questo primo anno di occupazione ha generato non una ma ben 5 STAGIONI. 5 stagioni per raccogliere le esperienze disseminate, per cogliere l’urgenza di contaminare e di venire contaminati. Noi vogliamo rischiare fino in fondo un corto circuito che trasformi il Valle in una moderna babele.
Le cinque stagioni del Valle inseguono un’idea di creatività a tutto campo, di arte totale che grazie ad incroci impossibili tenta di restituire la complessità del contemporaneo: teatro, danza, musica, cinema, arti visuali si intersecano continuamente. Artisti singoli e ensemble, interpreti e autori, lavori di ricerca e di tradizione, differenti generi, codici, linguaggi. Per mescolare i diversi spettatori e suscitare nuove curiosità.
Proponiamo un viaggio tra le diverse forme di scrittura, in coerenza con la vocazione artistica individuata per la futura Fondazione Teatro Valle Bene Comune aprendo 3 campi di indagine: SCRITTURE, ovvero quei progetti che dalla formazione sviluppano nuove creazioni, mettendo al centro il processo della scrittura come principio di ogni atto creativo; CORPI, ovvero quei progetti che declinano al plurale la drammaturgia, iin particolare la danza, la coreografia, la performance; CITTÀ, ovvero quei progetti artistici che rispondono ad un bisogno della cittadinanza e di formazione permanente sui linguaggi del contemporaneo. Ispirati da Brecht e il suo Berliner Ensemble l’intenzione è svelare al pubblico il meccanismo che sta dietro le quinte, mettendo al centro il processo creativo più che il prodotto-spettacolo. L’intento è di far saltare le gerarchie, di far viaggiare e scambiare i saperi, creare scintille e nuovi amori. Alla ricerca, per ciascuna forma d’arte, della scrittura che cela, sia essa realizzata con corpi, lettere, suoni o immagini.
Produrre e moltiplicare attraverso la modalità del fare insieme genera nuovi organismi: sta nascendo l’ORCHESTRA STABILE DEI PRECARI, dall’incontro nell’anno di occupazione di decine di musicisti e compositori. Un progetto che risponde con l’autonomia alla situazione d’emergenza del panorama musicale ed artistico, un’alternativa di creazione collettiva alla solitudine e alla fuga oltre confine. Una incredibile possibilità per molti musicisti di formazione e reciproco scambio di saperi, rinnovando l’idea di repertorio e scardinando i parametri della performance musicale.
In questo viaggio la nostra stella polare sarà la narrazione del presente, che (in maggiore o in minore) innerva qualunque espressione artistica che aspiri ad essere rivoluzionaria.
Lo faremo attraverso produzioni, atelier, progetti di formazione a più livelli e residenze. I nostri compagni di viaggio saranno i molti artisti che dopo aver incrociato e partecipato all’esperienza del Valle hanno sentito il bisogno di proporci un modo nuovo di fare e abitare il teatro. E la moltitudine di persone – di ogni età, genere e provenienza – che con la loro presenza ci dicono di avere fame di nuovi linguaggi, visioni, paesaggi.
Non sappiamo se le nostre stagioni saranno le più belle ma saranno un sincero tentativo di forzare i limiti tracciati da un sistema produttivo che non ci rispecchia più. Per dispiegare tutta la potenza inespressa delle generazioni di artisti e operatori che abitano questo paese. Uno slancio verso l’inatteso. Come sempre, con imprudenza.