Ripubblichiamo il reportage di Marco Lillo uscito sul Fatto Quotidiano.
Se fanno il loro gioco noi rispondiamo che siamo serviti.
Al Cinema Palazzo un Casinò non lo apriranno mai
PRIMO SEMESTRE, L’ERARIO HA INCASSATO OLTRE 4 MILIARDI:
IL GOVERNO HA DECISO L’ADDIO A MISURE PER FERMARE L’I N VA S I O N E DI MACCHINETTE E LA SCHIAVITÙ DA GIOCO
La dichiarazione di resa del governo Monti all’az- zardo èdatata 16 ottobre 2 01 2 quando il ministero dell’Economia mette nero su bianco che le norme più severe contro le ludopatie non s’hanno da fare per la semplice ragione che “dalla disposizione deriva- no minori entrate”. La relazione del Mef alla commissione Bilan- cio della Camera sul decreto Balduzzi spiega perché “l’intro – duzione obbligatoria di soluzio- ni tecniche volte a bloccare au- tomaticamente l’accesso ai mi- nori mediante l’uso della tessera elettronica” non è compatibile con gli equilibri di finanza pubblica. Per il ministero “l’in – stallazione di sistemi identificativi del giocatore potrebbe avere un effetto dissuasivo sul giocatore stesso che, ritenendo di essere “catalogato”, potrebbe riversarsi sull’offerta illegale, con riduzione delle entrate attese”. Si parla spesso di ludo- patia, ma il primo malato da gioco in Italia è proprio lo Stato. Come un drogato, non può più fare a meno di assumere mo- netine e banconote. Nel primo semestre 2012 lo Stato ha in- cassato tasse sul gioco per 4 miliardi e 300 milioni (meno 8 per cento sul semestre 2011) ma i giocatori hanno “speso”, cioè perso più del doppio: 8,8 miliardi. I big dell’azzardo: da Sisal a Lottomatica fino a Betting 2000 Tutti soldi delle famiglie italiane che vanno a remunerare la filieradegliimprenditoridel gioco:inprimisiconcessionari come Bplus, Sisal o Lottomatica, ma poi a un livello più basso le società che gestiscono le sale e le slot e che sono abili a penetrare il territorio come la Betting 2000 del camorrista Renato Grasso (vedi pagina 4) che aveva stilato un accordo con Sisal o come il gruppo dei fratelli calabresi Lampada (vedi pagina 5), che ha invaso Milano con le sue slot Gamenet o come la società Royal che si affidava a Davide Flachi, figlio del boss Pepé, per piazzare nei bar della Comasina le slot Lot- tomatica. Tutte legrandi società non sannonulla sui metodi con i quali i loro gestori aumentano le quote di mercato. Il gioco è uno dei pochi settori che tira e nessuno si cura degli effetti collaterali del boom. Lottomatica realizza performance da record in Borsa; la Snai e la Co ge te c h nel 2011 sono state comprate dalla Investindustrial di Andrea Bonomi, erede del- la dinastia milanese, che ha ceduto la Ducati per lanciarsi sulla Bpm e sulle concessionarie del gioco. L’alta finanza è l’ultima tappa della marcia trionfale delle slot. Partite dal retrobottega del bar, dove era nascosto il loro antenato: il videopoker, le macchinette mangiasoldi puntano a una raccolta annua nel 2012 di 50 miliardi, più del triplo del fatturato della Fiat. Tutto inizia con la legalizzazione del secondo governo Berlusconi nel 2004: 360 mila slot machine invadono i bar in pochi anni. Il leader del mercato è la Bplus di Francesco Corallo, con 86 milapiccole slotsparsenei barcheraccolgono monetineper 7,2 miliardi, dei quali 972 milioni vengono versati allo Stato cometasse; segueLottomatica(14,8 percento),eterza conil 13 per cento troviamo la Gamenet che accettava pagamenti in contanti dai Lampada. Il punto di non ritorno è stato il de- creto Abruzzo del 2009 che apre alle slot stile casinò, chiamate Vlt.Grazie aunanormacomparsa all’improvviso-vedremo poi come – le dieci società che avevano ottenuto nel 2004, gratis, la concessione per controllare le ‘new slot’da bar, pos- sono attivare anche 56 mila Vlt e aprire mini casinò in tutta Italia. Il ministro Giulio Tremonti chiede un pagamento im- mediato di 15 mila euro a macchina in cambio di un prelievo basso sulle giocate: 2 per cento poi innalzato fino al 4,5 per cento tra le proteste e i ricorsi dei concessionari. I mini casinò spuntano ovunque, accanto alle ludoteche per bambini, nei centri commerciali enelle stazioni. Ora loStato vorrebbe in- trodurre dei limiti ma non può permetterselo. E riparte l’in – seguimento del giocatore-preda fin dentro le mura di casa. La nuova frontiera è il gioco a distanza, un settore nel quale il gruppo Berlusconi è entrato con la Glaming, che controlla una quota di mercato pari allo 0,5 per cento e che è ora di Mon- dadori al100 percento dopole polemicheal suodebutto per l’intestazione fiduciaria di una quota di minoranza. Come è stato possibile arrivare a questo punto? Chi ci ha guadagnato? Certamente i concessionari. Nonostante la condanna della Corte dei Conti in primo grado a febbraio (ma pende l’ap – pello) a pagare complessivamente 2,5 miliardi di euro di pe- naleper il mancato rispetto dei livelli di servizio promessi. Ai suoi mega debitori (Cogetech deve 255 milioni; Sisal 245 mi- lioni; Gamenet 23 milioni; Snai 210 milioni; Hbg 200 milioni; Gmatica 150 milioni; Cirsa 120 milioni; Codere 115 milioni e Lottomatica 100 milioni, Bplus 845 milioni) lo Stato ha re- galato l’estensione della concessione alle Vlt per altri nove anni. Un ruolo centrale in questa storia è stato giocato da Guido Marino e dalla sua società di consulenza Mag e As- sociati. Questo 57enne che nessuno conosce, nel 2004 era il consulente dell’AAMS ed era pagato un milione e 300 mila euro all’anno per disegnare il quadro regolamentare delle slot. Nel 2008 salta il fosso e incassa contratti di consulenza da Bplus, Lottomatica, Snai, Sisal e dalla Glaming della Mon- dadori. Proprio Marino è l’uomo che ha scritto “su commis- sione di Bplus”, come ha raccontato ai pm, le norme del de- creto Abruzzo che hanno aperto il mercato alle vlt e anche quelle che “recepirono le istanze dei concessionari”nel 2009 e poi nel 2010. Marino consegnò il pacchetto di norme sulle vlt