Chiediamo Chiarezza e Spiegazioni

Chiediamo chiarezza e spiegazioni pubbliche

Il 14 novembre come Teatro Valle Occupato e come lavoratrici/lavoratori della cultura abbiamo aderito allo sciopero generale, manifestando nel quartiere di San Lorenzo con il Cinema Palazzo e poi partecipando al corteo degli studenti. A manifestazione finita, mentre stavamo tornando verso il Teatro, cinque di noi (quattro del Valle e uno del Cinema Palazzo) sono stati aggrediti in piazza delle Cinque Scole da uomini in abiti civili che si sono qualificati come polizia, senza mostrare alcun tesserino. Uno di noi è stato brutalmente picchiato.
Nonostante la paura, abbiamo deciso di denunciare l’accaduto e renderlo pubblico attraverso la stampa perché si faccia luce su questo episodio. Vogliamo sapere chi erano questi uomini e perché erano autorizzati a comportarsi fuori da ogni regola. Le violenze e gli abusi a cui siamo stati sottoposti durante la giornata del 14 novembre per il solo fatto di partecipare ad un corteo di sciopero non possono essere un’intimidazione alla partecipazione civile. Come cittadine e cittadini chiediamo chiarezza e spiegazioni pubbliche.

Teatro Valle Occupato

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Articolo da IL FATTO QUOTIDIANO
di Lorenzo Galeazzi
Roma, attivisti del Teatro Valle occupato aggrediti nel quartiere ebraico

“Qui dentro non ci dovete entrare. Potete andare a fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti”. E giù botte. Sono le 16.00 di mercoledì 14 novembre e dopo gli incidenti durante il corteo degli studenti, la città sta tornando lentamente alla normalità. Quattro attivisti del Teatro Valle occupato e uno del Cinema Palazzo, tre ragazze e due ragazzi – tutti giovanissimi – stanno attraversando i vicoli dell’antico ghetto ebraico per tornare a casa dopo la manifestazione. “Non avevamo né zaini, né caschi, né niente – raccontano – Stavamo solo camminando”. Ciò nonostante, quando arrivano in piazza delle Cinque Scole incrociano due uomini che, dopo uno scambio di sguardi per niente amichevoli, iniziano a seguirli.

Davide, uno dei ragazzi, sente puzza di bruciato e accende la telecamera con la quale aveva ripreso gli scontri di qualche ora prima. “Abbiamo pensato che fossero due agenti in borghese e, dopo tutto quello a cui avevamo assistito in corteo, volevamo tutelarci registrando un eventuale abuso di polizia”, puntualizza Ilenia, attrice e unica trentenne del gruppo. Ma gli uomini sentono il motorino della telecamera azionarsi e così comincia la gazzarra: “Uno dei due ci è venuto addosso insultandoci e subito dopo si è scagliato addosso al ragazzo con la macchina da presa”. A quel punto si avvicinano altre persone. Davide viene immobilizzato sul cofano di un’auto posteggiata lì vicino e, davanti agli occhi sbigottiti dei suoi compagni, comincia il pestaggio. “Mi hanno preso al collo, stavo soffocando”, racconta la vittima. Nel frattempo si avvicinano altre persone che si presentano come poliziotti, ma, come raccontano gli aggrediti, non intervengono in loro aiuto, al contrario, cominciano a intimidire gli altri membri del gruppo: “Vi arrestiamo, vi portiamo dentro e poi vi ammazziamo. Fuori i documenti.”

Nonostante il giovane sia immobilizzato e lo stiano picchiando, in un attimo di lucidità riesce a premere il pulsante rec e così comincia la registrazione: “Mi volevi fotografare? Lo sai che sei un pezzo di merda? Se ti muovi ti ammazzo. Vedi come ti ho preso? Basta che stringo un po’ e tu sei morto”, poi colpi e grida di dolore.

Il parapiglia dura diversi minuti e piazza delle Cinque Scole si riempie di persone, ma nessuno muove un dito per salvare le vittime e mettere fine al pestaggio. Anzi, come raccontano i ragazzi, le persone hanno un atteggiamento compiaciuto per ciò che stanno osservando. “Saranno stati una trentina – ricorda Valeria, fotografa di scena del teatro occupato – Alcuni sembravano agenti in borghese, altri, la maggioranza, gente del quartiere. Ho pensato che la nostra unica colpa fosse di essere passati per quelle strade”. Come fosse una zona rossa, difesa, in occasione di eventi particolari, da una specie di ronda. E la manifestazione, qualche ora prima, era sfilata lambendo proprio la sinagoga sul Lungotevere. “Alcuni di loro – racconta Fabio, attivista del Cinema Palazzo– avevano radio simili a quelle in dotazione agli agenti, altri invece kippah e peot (copricapo e riccioli tradizionali che portano gli ebrei ortodossi, ndr)”. E poi la traccia audio del filmato: “Potete fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti. Questo non si chiama ghetto da 500 anni, è il quartiere ebraico”.

La situazione migliora quando una ragazza riceve la telefonata da un’amica e urla: “Ci stanno arrestando, chiama gli avvocati”, ma soprattutto nel momento in cui una coppia di anziani passa in macchina e la donna, vista la scena, si mette a urlare. Così il peggio finisce, vola ancora qualche pugno, ma gli amici riescono a raccogliere Davide sanguinante e a scappare via terrorizzati.

Passata la paura e dopo una serie di riunioni, gli attivisti decidono di fare uscire la notizia sulla stampa e di sporgere denuncia. Ora bisogna scoprire l’identità degli aggressori. Chi erano? Poliziotti in borghese? Gente del quartiere che ha organizzato la ‘difesa’ del ghetto di Roma? O qualcosa di più e di peggio? Come la Led, Lega ebraica di difesa, versione tricolore dell’americana Jewish Defense League, inserita nel 2001 nell’elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall’Fbi. Nella Capitale l’elenco di aggressioni del gruppo ultra-ortodosso è lungo e molto spesso a farne le spese sono gruppi ed esponenti dell’area dei centri sociali e della sinistra radicale, considerati obiettivi da colpire in quanto filo-palestinesi.

Tre fermo immagine contenuti nel video riprendono altrettanti protagonisti del pestaggio. Tre volti da cui cominciare e un’altra grana per Annamaria Cancellieri che ha annunciato di voler punire i poliziotti violenti. Sempre che si tratti di poliziotti, o solo di poliziotti.

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