Ripubblichiamo l’articolo che abbiamo scritto per Dinamo Press
Una storia di speculazione, infiltrazioni e resistenze, tra interessi illeciti e di Stato.
Appare sempre più chiaro perché nel cuore di San Lorenzo sarebbe dovuto sorgere un casinò, secondo un progetto assurdo per un quartiere popolare già alle prese con problemi legati alla cattiva gestione pubblica degli spazi della cultura e della socialità.
Considerando una zona più ampia della città, quella che da San Lorenzo si sviluppa lungo l’asse della Tiburtina fino alla periferia Est di Roma, il quadro che troviamo è allarmante: è in atto un processo di trasformazione urbana che segue una precisa direzione di sviluppo ed espansione territoriale del business del gioco d’azzardo. Assistiamo a una crescita vertiginosa di quel settore impropriamente denominato del “gioco”, con una concentrazione delle attività connesse, legali e illegali, nella zona tra San Basilio e il Raccordo Anulare. Una parte di città che sta cambiando volto, e somiglia sempre più a una nuova Las Vegas.
Se disegnassimo una mappa delle sale gioco presenti e di prossima apertura nell’area della Tiburtina risulterebbe chiaro che un casinò a San Lorenzo avrebbe rappresentato un tassello entro un quadro assai più articolato. Tant’è che non ci è sfuggita la campagna per l’inaugurazione del Dubai Palace in v. Tiburtina 1139, «Dubai Palace, un lusso sfrenato alle porte della capitale», fissata per il 22 dicembre scorso con la partecipazione di personaggi del calibro di (!) Marco Baldini, Fabrizio Corona e Nina Moric. Inaugurazione poi molto frettolosamente annullata…
«E’ come entrare in un mondo incantato, è quel tocco di lusso che abbiamo visto sempre e solo sulle pagine patinate o in televisione»– promette Fabiano Valelli, comproprietario del Dubai Palace e promotore di “eventi di spessore” quali Miss Dubai Cafè, che «rappresenta un’opportunità per le tantissime belle ragazze che frequentano il nostro locale, e non solo, per farsi notare».
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Se è questo il modello “culturale” dichiarato che sta passando con il proliferare degli spazi legati al gioco d’azzardo, figuriamoci come dev’essere quello non dichiarato.
In fatto di casinò, Roma vanta il primato nazionale: «294 sale e più di 50 mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Con il primato di detenere il più grande locale d’Europa, quello di piazza Re di Roma, nel quartiere Appio, con 900 postazioni di gioco». Questo prima dell’apertura lo scorso novembre di Timecity a Parco Leonardo: 1.500 metri quadrati dedicati al gaming con 150 slot machine e video lotterie, 400 metri dedicati a una sala Bingo, un centro scommesse e molto altro ancora.
Il gioco d’azzardo è la terza impresa italiana, con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, «l’unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese», che mobilita il 4% del Pil nazionale. (dal dossier di Libera “Azzardopoli”, presentato al Cinema Palazzo nel gennaio 2012).
Dati allarmanti se confrontati con quelli che fotografano la situazione sociale di nuova povertà in Italia.
Intanto cresce il business dell’azzardo, cresce un sistema malato, cresce un mercato del gioco ampiamente infiltrato dalla criminalità, con la complicità dello Stato e delle istituzioni. È evidente che la normativa sul gioco d’azzardo in Italia non solo è del tutto inadeguata a contrastare il rischio di infiltrazioni criminali, ma è funzionale alla “tutela” dell’erario pubblico prima che alla salute dei cittadini. Lo Stato regola il gioco d’azzardo attraverso la distinzione tra gioco legale e illegale con l’unico obiettivo di assicurarsi il guadagno che ne deriva, senza curarsi del benessere dei cittadini e della città. Sembra sia in atto una competizione tra Stato e mafie sul mercato del gioco d’azzardo, quest’ultimo un fenomeno che di per sé non viene messo in discussione.
È del 24 gennaio la notizia del blitz della Guardia di Finanza contro un’organizzazione capeggiata dal boss della ‘ndrangheta che gestiva i settori del gioco online per un giro di affari di 90 milioni di €. L’operazione ha confermato la fondatezza dell’inchiesta del giornalista Giovanni Tizian sugli interessi malavitosi che ruotano attorno alla legalizzazione del gioco on line e slot machine e l’attività illecita di installazione di slot in Emilia da parte della ‘ndrangheta. Per tale inchiesta Tizian ha ricevuto minacce pesanti; anche per questo come Cinema Palazzo ci sentiamo vicini a lui e gli esprimiamo tutto il nostro appoggio e solidarietà.
Scrive Roberto Galullo su Il Sole 24 Ore: «L’attività investigativa ha consentito di disarticolare l’intera associazione a delinquere dedita alla produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento (Video slot) con schede gioco illegalmente modificate per occultare i reali volumi di gioco e conseguendo un illecito guadagno a danno dello Stato».
In realtà, come sappiamo, le concessionarie del gioco sono in larga parte infiltrate da capitali mafiosi e le misure previste per arginare il fenomeno sono inefficaci e facilmente aggirabili. Ne è un chiaro esempio il caso della Camene Spa, la sfortunata società che tentò di aprire il casinò a San Lorenzo, senza possedere il requisito di tracciabilità previsto dalla legge. Inoltre del giro d’affari generato dal gioco “legale” solo una minima parte finisce in definitiva nelle casse dello Stato. Insomma, la legalizzazione del gioco d’azzardo sembra studiata per offrire un campo di riciclaggio alle organizzazioni criminali e per far emergere le attività illegali che continueranno a esser gestite dagli stessi soggetti. La gestione ordinaria di questo sistema, al di là di qualche blitz e picco mediatico, testimonia l’intenzione di mantenere le condizioni perché questo si verifichi.
La normativa sul gioco d’azzardo si è rifatta fino al 2011 quasi interamente al T.U. sulla Pubblica Sicurezza (RD n. 773/1931) modificato per la prima volta nel 2006 con il decreto Bersani, che introduce la nozione di gioco di abilità (definito quale evento in cui il giocatore, oltre alla fortuna, deve possedere una certa abilità).
Con la legge n. 220/2010 vengono previste disposizioni con il dichiarato intento di «contrastare il gioco illegale, riaffermare la riserva allo Stato e il monopolio in materia di giochi e scommesse potenziando il ruolo e i compiti dell’Aams, tutelare i consumatori e, in particolare, i minori e salvaguardare le entrate erariali».
Nel 2012, il Decreto Sanità presentato dal ministro Balduzzi è giunto all’approvazione completamente svuotato di qualsiasi elemento di reale contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo: la normativa specifica è appena sviluppata nelle misure di prevenzione contro la “ludopatia”, relegata tra due paragrafi relativi alla vendita del tabacco e all’attività sportiva non agonistica, segno di colpevole mancanza di attenzione verso tale fenomeno. La tutela dei minori si è resa necessaria dopo che, ad agosto, il sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva autorizzato le slot machine per bambini, piccoli consumatori in erba, fissando la distanza minima dei punti vendita da istituti scolastici di qualsiasi grado a 200 metri (rispetto ai 500 proposti nel primo ddl, poi modificato). Queste misure si applicano naturalmente solo alle concessioni bandite successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Il bombardamento pubblicitario del gambling business viene limitato «all’interno di programmi radiotelevisivi rivolti ai minori nei venti minuti precedenti e successivi alla trasmissione degli stessi e nella intera fascia oraria dalle 16.00 alle 19.30», e in generale sui mezzi di informazione destinati ai minori.
Misure irrisorie, la cui entrata in vigore è stata tra l’altro rinviata di sei mesi con un emendamento nella Legge di stabilità 2013. Non slitta però la gara per l’apertura di nuove sale per il poker live, che partirà entro il 31 gennaio come previsto nella finanziaria 2011 di Tremonti.
La Ragioneria dello Stato ha infatti bocciato un emendamento per il rinvio a giugno 2013 dell’apertura di 1.000 nuove sale da gioco, rinvio giudicato troppo oneroso perché avrebbe fatto diminuire le entrate fiscali dello Stato derivanti dal gioco d’azzardo. Nessuna proroga quindi, grazie all’approvazione, nella notte tra il 17 e il 18 dicembre, di un sub-emendamento presentato dai parlamentari PdL Pichetto Fratin e Bonfrisco che ripristina la scadenza a gennaio 2013, contraddicendo quanto dichiarato ad Avvenire il 7 dicembre dal direttore generale dei Monopoli di Stato: «Non ci saranno sale da poker. Né una né mille. La legge le prevede fin dal 2009 ma mancano i regolamenti attuativi e poi ci sono una serie di problemi da risolvere. Non credo che ciò avverrà nel giro di pochi mesi e men che meno in tempo per il decreto Milleproroghe».
Difficile quindi capire come possa partire entro la fine di gennaio la gara per le nuove sale se secondo l’Agenzia dei Monopoli servirà il varo di un nuovo regolamento. Fatto sta che le lobby del gioco vincono la mano.
Non siamo di certo nuovi agli intrecci tra gioco e politica, memori della vicenda del decreto che doveva raccogliere fondi dai giochi per la ricostruzione dell’Aquila e nel quale M. Milanese, deputato PdL vicino a Tremonti, inserì alcune misure a favore della società Atlantis-Bplus del latitante Francesco Corallo, e dei legami di quest’ultimo con il deputato pidiellino A. Labocetta indagato per tangenti e corruzione alla Bpm.
Quali sono gli interessi dietro l’emendamento presentato e approvato in piena notte dai due parlamentari PdL? Da una inchiesta di A. Custodero del maggio del 2011: «I padroni del gioco d’azzardo legale in Italia si spartiscono una torta che a fine 2011 arriverà a quota 80 miliardi di euro… 16 volte il business annuo di Las Vegas o quanto basterebbe a sei o sette manovre finanziarie».
Intanto si finanziano campagne pubblicitarie di sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo, e si tagliano i fondi a cultura, salute e servizi. Si sgomberano gli spazi della cultura riconquistati dal basso.
Noi non ci stiamo. Per questo noi continuiamo a dire che l’unico modo per contrastare il gioco d’azzardo è chiudere il “loro” gioco, per questo noi continuiamo a lottare per gli spazi di cultura liberati.
..il gioco che ci piace…
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2 comments on “Gennaio 2013: Las Tiburtinas”