Perché alla fine perderanno!

Diffondiamo il comunicato della Libera Repubblica di San Lorenzo verso l’assemblea del 28 agosto in via dei Sabelli #CommuniaResiste. Appuntamento oggi alle 18:00!

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Non sono parole retoriche: non sono parole che servono a noi per farci forza. Non ci servono slogan o motti, non ci servono ritornelli per ragionare e articolare quello che stiamo facendo. La Libera Repubblica di San Lorenzo ha spesso ripetuto “costruiamo l’impossibile!”.

Eppure noi quell’impossibile lo sperimentiamo tutti i giorni. Lo sperimentiamo quando ci incontriamo, quando nasce un progetto per qualcosa che a San Lorenzo manca, come un’aula studio, uno sportello legale, un teatro, o anche solo un posto in cui stare senza essere investiti da cani e guardie che militarizzano il quartiere, o quando decidiamo di colorare le strade e di restituirle ai bambini. A dire il vero, accade anche quando usciamo da casa per comprare qualcosa, per andare da qualche parte, e quei cinque metri si trasformano in chilometri e il quartiere appare improvvisamente come una distesa immensa popolata di volti, sorrisi, battute, di gente che si ferma, e parla. È impossibile arrivare dall’altra parte di San Lorenzo senza aver imparato qualcosa di nuovo, senza aver cambiato umore, senza essere stati toccati da quello che accade, e da quello che si vorrebbe.

Per questo prima o poi perderanno, per questo perderà quella forza bruta che è una commistione di interessi privati senza scrupoli, che si arma di camionette e di denunce, per questo perderà quella politica che nella sua assenza, e impotenza, viene da dire, già da sempre appoggia e serve una schiera di palazzinari e signori del cemento: quelli che vedono San Lorenzo, e Roma, come un territorio da spremere e da sfruttare. Perderanno quelle logiche che in tutto il paese stanno tentando di delegittimare i desideri e i progetti di popolazioni intere dando del terrorista a chi pretende di avere diritti e voce in capitolo nella difesa dell’ambiente che vive e che protegge, nella difesa di una vita che non riconosciamo separata da un territorio, da un posto, che la disegna, che la nutre, e che la rende possibile. Tutto questo perderà, perché le nostre armi sono la cura, sono la voce, sono le mani con cui abbiamo costruito, liberato, imbiancato, riempito. Perché la cura è una categoria che sfugge, una categoria che non si può rinchiudere, una categoria che non si può ferire, una categoria che non si può fermare. Perché la nostra attenzione, il nostro desiderio, il nostro stare, il nostro volere sono fatti di altro, non solo di corpi o di mura da sequestrare, ma da una moltitudine di corpi e da una moltitudine di spazi che occupiamo quando li immaginiamo, quando li disegniamo e quando li curiamo.

Communia nasce il 7 aprile: un’occupazione che si oppone all’ennesimo progetto di trasformazione urbana mosso dall’interesse privato a monetizzare il suolo. I suoi confini divengono quelli delle ex Fonderie Bastianelli, minacciate da chi intende speculare sul valore di scambio acquisito da quella porzione di città. Le attività e la socialità – intessute dalle relazioni e dalle connessioni tra tutti coloro che vivono il territorio e lo attraversano – hanno ridato respiro e battito a uno spazio che per cultura e storia è parte integrante del Patrimonio di San Lorenzo, ma che, per il suo valore d’uso materiale e simbolico, appartiene a quella cittadinanza che non si limita a risiedere a Roma, ma desidera poterla abitare. Per questa lotta, il perimetro di un edificio non può essere un confine.

Per questo la Libera Repubblica di San Lorenzo crede che lo sgombero di Communia sia un attacco al quartiere e alla città tutta, a cui risponderemo insieme, costruendo la nostra idea di città e la nostra idea di cittadinanza, aperta e libera. Continueremo a denunciare le irregolarità, a bloccare i progetti illegali, a contrastare la speculazione, l’impoverimento e la svendita degli spazi che crediamo siano da valorizzare, a sostenere un tipo di commercio virtuoso e sano, e a promuovere una cultura che sappia riempire le strade con il linguaggio con cui desideriamo, con cui guardiamo, e con cui ci battiamo per un quartiere diverso e liberato.

Non ci battiamo per un solo quartiere. Ci battiamo per un’idea di città. E per un’idea di città che, ci insegnavano a scuola, sta alla base della democrazia e della partecipazione: non quella fasulla stampata a caratteri colorati sulle bandiere dietro a cui non marcia nessuno, ma quella che è nata in cerchio, senza microfoni, e al plurale. Una città come spazio di sperimentazione democratica, di una politica che nasce da territori in movimento e si nutre della pratica quotidiana di confronto, dialogo e crescita tra coloro che vi vivono. Una politica reale, attraverso la quale i residenti tornano a essere cittadini e l’urbano agorà.

Quanto accaduto il 16 agosto a Communia ha riconfermato – replicandole – proprio quelle dinamiche che, dalla Val di Susa a Niscemi, cercano di esautorare la cittadinanza: una facoltà individualistica di decidere e possedere che, per ergersi a sovrana, ha bisogno della distanza del braccio violento dell’esecutivo; della cecità e dell’afasia delle istituzioni. Un potere illusorio, perché guadagnato con la forza e alimentato dal timore, dalla certa paura che queste realtà di città, democrazia e politica non potranno essere spazzate via con uno sgombero.

ASSEMBLEA MERCOLEDI’ 28 AGOSTO ORE 18,00 A VIA DEI SABELLI 102

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