Ieri, mentre allestivamo per la seconda giornata del festival 24 Ftogrammi_”Tabù e Follia”, abbiamo assistito ad una di quelle scene che non avremmo voluto vedere nel nostro quartiere. La polizia che marcia in Via dei Volsci prendendo alle spalle un corteo che si era sciolto, fermando e identificando i manifestanti, entrando con i caschi “ben allacciati” e brandendo manganelli nei bar, provando addirittura portare via chi ci lavora solo perché indossa una felpa nera, spaventando, con il solito fare aggressivo e prepotente, le persone che lavorano e che passeggiano tranquille per le strade di San Lorenzo. La polizia che si piazza con i blindati di traverso a bloccare Via dei Volsci, inseguono i manifestanti per la via, creano il caos.
Molti non sapevano neanche ci fosse una sede del PD a San Lorenzo e lo hanno appreso dai giornali. Una sede del PD a San Lorenzo?! Davvero? Esistono ancora?
Si, il PD che tanto si gloria di rincorrere sogni ad alta velocità con cui rimpinzare i soliti noti e devastare un territorio, una valle, non mancando di gridare al terrorista ogni volta che si leva una mano o un braccio per fermare la violenza delle loro ruspe.
Ma torniamo a San Lorenzo dove i treni che ci sono sono vecchi e sfasciati, da dove il venerdì partono flotte di studenti fuori sede in un viaggio della speranza per cercare di raggiungere le loro case al sud, stipati nei vagoni di qualche regionale dal prezzo accessibile, quasi fossero bestiame. Si sa che da Roma in giù si è colpevoli di voler viaggiare, si sa che i treni non ci sono e si sa che la maggior parte degli studenti è costretta a prendere il pullman che parte da una sfavillante stazione Tiburtina, una stazione dove i treni sono pochi e costosi e dove, per inciso, al posto dei locali che dovevano essere destinati al municipio sorgerà l’ennesimo centro commerciale che di certo non gioverà alla già provata economia dei quartieri limitrofi.
Cosa c’entra il PD in tutto ciò? Non ci interessa ripercorrere la gloriosa storia di questo partito e narrare le sue gesta in questo quartiere, forse perché oltre a quelle tese ogni volta a bloccare le iniziative in cui i cittadini fanno da sé per tentare di arginare gli effetti di questi grandi progetti che, si sa, devastano i territori, non ce ne vengono in mente molte altre.
Anzi, a dire il vero ci vengono in mente episodi in cui il PD faceva capolino in qualche iniziativa ben riuscita per piazzare un banchetto, un piccolo striscione plastificato, una parola, in qualche iniziativa che poteva servire loro per racimolare qualche applauso, una iniziativa non loro, si badi bene, (altrimenti non staremmo qui a scervellarci per cercare di ricordare qualcosa fatto dal PD a San Lorenzo). Come quella volta che il PD chiese il permesso di passare in corteo davanti al Cinema Palazzo. Si trattava di un manipolo di facce sconosciute ai più e di un lenzuolo su cui stava scritto qualcosa contro la mafia.
La mafia?! Si quella mafia che si è infiltrata a Roma nonostante un questore che per anni lo ha negato, quella mafia che si è radicata vendendo macchinette mangia-soldi e trasformando la Tiburtina tutta in una immensa Las Vegas dei poveri. Quella che a San Lorenzo voleva un casinò al posto di un Cinema. E dove stava il PD allora? Di questo noi ci ricordiamo bene, stava negli uffici dove si danno i permessi, e poi stava nelle dichiarazioni di chi, ieri come oggi, sventola la parola legalità regalando affari alle mafie. Stava dalla parte della “legalità” degli uffici tecnici e delle loro mazzette, stava dalla parte di progetti che dovevano, come la TAV, rafforzare economie tossiche, obsolete, mortifere.
Questo comunicato non rivendica nessuna azione fatta contro la sede del PD a San Lorenzo. Questo comunicato piuttosto si chiede il motivo della sua esistenza, si chiede come mai, anziché sciorinare dichiarazioni (e ci risiamo, “legalità”) e comunicati di solidarietà, i dirigenti non abbiano pensato bene di chiudere questa sezione molto tempo fa. Ci chiediamo che senso abbia una sezione che per esistere deve mandare in giro per le strade plotoni di celerini per fermare gli studenti che il sabato sera, di nuovo colpevoli, per sfuggire ai loro lussuosi posti letto, grandi quanto una gabbia per galline, si riversano nelle strade del quartiere in cui abitano per essere fermati perquisiti, passati al vaglio di un naso di un pastore tedesco. Che senso abbia una sezione in un quartiere che si riconosce nelle battaglie di una valle e che la difende, perché crede nella difesa della bellezza e della vita, nell’autogoverno come misura per contrastare e arginare i piani grandiosi la cui implementazione da qualche decennio a questa parte viene affidata direttamente alla questura.
Sono scene che ci ricordano vari tipi di fascismo, e non sappiamo più bene quale, se quello delle retate o quello di una presunta legalità di una sinistra che si tiene a galla tra la miseria che produce, per protestare poi e dare del terrorista a chi si difende dalla militarizzazione dei propri territori. Quella di una sinistra che stenta a rimanere in vita e attacca, salvo poi fare capolino al momento della vittoria, sempre con prevedibile ritardo, e pretendere di avere un posto, un luogo, e forse anche in una sede, in un territorio che di battaglie ne ha vinte tante, e continua a vincerne, nonostante, e spesso contro, il PD.
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