Un documentario finanziato in crowfunding di Matteo Nigro e Francesca Cangiotti
Giovedì 27 novembre _ ore 21:00
“Il grande successo dell’euro”: così Mario Monti nel 2011 definiva la Grecia, all’epoca già colpita da una grave crisi economica e sottoposta a programmi di austerità che non davano segni di efficacia.
E in effetti i greci nel film raccontano di una nazione relativamente prospera che retrocede a paese in via di sviluppo. Con il sistema sanitario nazionale ora precluso a un terzo della popolazione e una distruzione di ricchezza mai vista in tempo di pace, la sicurezza di un pasto diventa il primo obiettivo per una gran parte della popolazione.
L’avvento dell’euro rese improvvisamente la Grecia il paradiso dei prestiti, mentre oggi la realtà parla di pignoramenti impietosi. Non c’è il tempo di rendersi conto delle difficoltà inattese, che la rete del welfare già sparisce. Si organizzano mense di strada e il numero dei senzatetto aumenta. “Non può accadere per caso” – commentano medici e pazienti – che uno stato europeo lasci i suoi malati senza farmaci salvavita. Conseguenza assurdamente emblematica di un’austerità imposta per salvare la Grecia, che invece scatta come una trappola, letteralmente, mortale. Attivisti e politici di opposizione faticano a delineare il quadro complessivo e quindi un’efficace exit-strategy dalla recessione.
Nel tentativo di dare ai greci – e a noi – le risposte che mancano, parlano alcuni studiosi. Alberto Bagnai e Vladimiro Giacché descrivono l’euro come uno strumento che ha fatto saltare i delicati equilibri europei a tutto vantaggio degli investitori internazionali e dei sistemi industriali nazionali che già erano più forti. Alcuni dati sono paradossali: la Grecia, forte nell’agro-alimentare, negli anni dell’euro diventa importatore netto dalla Germania nel settore. Il collasso appare innescato dal debito privato e non da quello pubblico, come solitamente si crede. “La gestione della crisi riflette un approccio ideologico”, premette Bagnai, citando a conferma il vice-presidente della Bce, il quale, proprio ad Atene, ammise il fallimento delle teorie economiche applicate all’eurozona. I buoni livelli di giustizia sociale raggiunti nel ‘900 ora vengono spazzati da un nuovo paradigma, secondo l’antropologo Panagiotis Grigoriou. Alla fine l’espressione di Monti, così stridente, appare in una luce diversa: l’euro è un successo per pochi. Resta da prendere atto del fallimento dell’euro, guardando alle vie d’uscita.
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