Canusìa presenta l’album Fiore di Cardo
Sabato 5 dicembre 2015 _ ore 22:00
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Mauro D’Addia – voce, chitarra classica, chitarra acustica, loop station
Anna Maria Giorgi – voce, percussioni, tituella, flauto dolce
Il cardo, una pianta spinosa, che cresce in luoghi aspri e tra i sassi… buona da mangiare ma dal sapore amaro. Eppure ha un fiore bellissimo, violaceo. E’ il nome che i Canusìa hanno scelto per il loro primo lavoro discografico.
L’uscita del disco è stata anticipata dal videoclip “Mamma mamma damme cento lire”.
Un lavoro durato circa 7 anni alla ricerca di canti e testimonianze di vita passata nei paesi dei Monti Lepini, territorio di provenienza dei Canusìa. Il repertorio raccolto durante le interviste comprende brani vocali spesso frammentati sui quali i Canusìa hanno operato una rielaborazione per renderli fruibili ad un ascolto attuale. La scelta è ricaduta su un’antologia di 11 brani, tre dei quali sono un’elaborazione dell’opera di raccolta ed edizione di Graziella Di Prospero (importante cantante e ricercatrice di musica popolare del Lazio attiva negli anni ’70) e 8 brani sono stati raccolti e rielaborati dai Canusìa nei Monti Lepini tra il 2007 e il 2014.
Le canzoni rievocano un mondo passato ricco di tradizioni i cui aspetti di vita sono ancora attuali. Ritroviamo nei canti di lavoro delle braccianti lepine il lamento della fatica e dello sfruttamento che vivono oggi le comunità straniere nelle campagne italiane. La subalternità della donna ma allo stesso tempo la ribellione di cui si sono rese protagoniste le donne contadine di Sezze. La forte opposizione anticlericale lepina, l’altra faccia di un sentimento religioso vivo e popolare legato ai cicli stagionali. Le canzoni di emigrazione, che attraverso le storie e i drammi dei viaggi di inizio novecento, ci fanno capire il sentimento di speranza e di ricerca delle felicità dei migranti di oggi.
E poi filastrocche, stornelli di malavita e storie cantate.
In alcune canzoni del disco sono presenti collaborazioni con alcuni musicisti storici e attuali della scena folk italiana e non solo: Gianni Perilli, Andrea Ruggiero (Operaja Criminale), Alessandro Pieravanti (Muro del Canto), Desirèe Infascelli (Banda Jorona) e tantissimi altri.
Canusìa – bio
La nascita e il nome
I Canusìa nascono ufficialmente il 3 aprile 2006 esibendosi per la prima volta in una festa popolare a Sezze. Ed è proprio nel paese lepino che Mauro D’Addia e Anna Maria Giorgi riscoprono il valore delle proprie tradizioni e i relativi canti che riaffiorano dai propri ricordi infantili. Da subito i Canusìa si domandano cosa fosse rimasto di quel mondo antico sepolto dalle macerie di uno sviluppo sconsiderato, nasce quindi un desiderio di ritrovare questo mondo attraverso l’ascolto delle testimonianze canore delle persone più anziane. Il desiderio infatti è la parola chiave che guiderà il gruppo nella ricerca del proprio nome: in dialetto setino canusìa vuol dire infatti desiderio.
La scelta musicale
Da subito è evidente la scelta e il linguaggio che il duo intraprende cioè lo stesso che trasmettevano le persone ascoltate: gli stornelli, poesie improvvisate semplici, dirette ma spesso di alto valore artistico con contenuto vario, amore, sfida e riflessione sulle condizioni della propria vita; serenate, canzoniestremamente romantiche ma che possono avere anche contenuti schernitori verso la donna; canti di lavoro la fatica e la subalternità dei braccianti si esprimono attraverso dei canti cosiddetti “a longo” cioè cantati senza ritmo e accompagnamento, come un lamento, un grido di rabbia; filastrocche divertenti canzoncine che accompagnano la vita dei bambini e la loro crescita.
Un repertorio vario e vasto fatto di tanti altri generi propri del territorio lepino, ma che non appartengono necessariamente ad un luogo. La canzone popolare viaggia con il destino di chi fugge, ritorna e si sedimenta in un area, trasformandosi in altre lingue e dialetti. Spesso non ne conosciamo l’autore ma ne comprendiamo l’emozione che l’ha creata.
Perché “musica popolare del Lazio”
Il Lazio come dice il noto linguista italiano Tullio De Mauro è un “monstrum” ovvero un’entità non definita e omogenea dal punto di vista etnomusicologico. E’ un relitto dello Stato Pontificio che aveva però le sue regioni con confini ben delineati e una precisa identità culturale: Campagna Di Roma, Sabina etc. E’ importante fare questa precisazione poiché il repertorio dei Canusìa anche se riguarda principalmente i Monti Lepini, ripropone anche canzoni di altre aree laziali, comprendendo anche il repertorio romano. I Canusìa si pongono quindi l’obiettivo fondamentale di far conoscere la cultura del Lazio.
Influenze e muse ispiratrici
La cultura popolare del Lazio ha avuto tanti protagonisti e tanti sono i ricercatori che negli ultimi anni stanno lavorando sui territori. I Canusìa si sono ispirati a due figure femminili molto importanti della storia recente della musica popolare laziale, ovvero Graziella di Prospero (che fu chiamata non a caso “la voce del Lazio”) e Gabriella Ferri una grande interprete di canzoni romane (e non solo).