Prove aperte di musica classica
Tutti i giovedì sera dalle 21:00
Ci sono espressioni artistiche che troppo spesso vengono considerate elitarie e impenetrabili, in cui linguaggi accessibili e mezzi di comprensione vengono negati, contribuendo a scavare il solco che separa la creazione dal pubblico più vasto.
Nella ferma convinzione che la cultura debba essere accessibile a tutti e con essa anche gli strumenti necessari ad esplorarla, da qualche anno il Cinema Palazzo sta sperimentando percorsi di avvicinamento ad alcune delle forme d’arte apparentemente più distanti o poco considerate nei cammini istituzionali di crescita: la poesia (Giardini D’Inverno), il jazz (Il palazzo del Jazz), il teatro per i piccoli (Nicola va a Teatro). A questi appuntamenti – alcuni passati, altri ancora in corso – si aggiunge, da febbraio 2016, l’Orchestra Notturna Clandestina: la musica classica diviene così un appuntamento fisso settimanale, con prove aperte ogni giovedì e concerti a cadenza mensile.
In collaborazione con il maestro Enrico Melozzi, il progetto nasce dall’esigenza di accorciare le distanze e coinvolgere il pubblico senza limitazioni economiche o di status, facendo scendere gli interpreti classici da quel piedistallo su cui spesso vengono immaginati e utilizzando un linguaggio umile, comune, appropriato, che serva a condurre il pubblico verso i grandi capolavori della musica “colta” senza fare loro avvisare il peso di questa fatica inconscia.
La musica “classica” sarà proposta in modo nuovo e mescolata con i generi più disparati: dalla lirica al concerto per solista e orchestra, passando per brani originali composti per l’ensemble dai migliori compositori della nuova generazione, trascrizioni dei capolavori del grande repertorio sinfonico o cameristico riadattati appositamente per questa nuova formazione, interazione con attori, cantanti, solisti, che provengono esperienze eterogenee.
Scrive il maestro Melozzi:
“La divulgazione artistica e musicale è un’esigenza primaria, un’emergenza culturale, e noi per primi, concretamente e senza proclami, cercheremo di attuare questa necessità sociale. Stiamo ricevendo adesioni da tutta Italia, ma per il momento, non avendo alcuna garanzia economica e non volendo accedere per identità a finanziamenti pubblici, ci stiamo limitando ad accogliere le domande dei musicisti domiciliati in Roma. Stanno già nascendo degli aggregati spontanei in altre città di Italia, e spero che presto si procederà alla fusione dei vari ensemble notturni clandestini per la creazione della più grande orchestra indipendente italiana. Il livello dei musicisti che stanno aderendo è molto alto, e questo è un ulteriore segno del fallimento del sistema musicale italiano tradizionale. Purtroppo (per fortuna per la nostra orchestra) il sistema è inceppato da anni e tutti i migliori stanno a casa. Siamo arrivati al punto in cui questi grandi talenti pensano di emigrare, e chi invece si rifiuta ideologicamente di partire inizia a trovare in progetti che partono dal basso la risposta alle loro domande. Questi progetti, come ad esempio il progetto dei 100 Violoncelli che ho fondato con Giovanni Sollima, partono dal nulla e con una sola prerogativa: la loro “irrealizzabilità”. È proprio questa sfida quasi invincibile che scatena nei partecipanti il desiderio di riuscire e, di conseguenza, la sua realizzazione.
A Roma, aldilà dell’Iperuranio dell’Auditorium e delle Accademie, non ci sono realtà di musica Classica/Contemporanea degne di nota. Se si escludono le recite per i turisti, vera e propria pornografia musicale di oggi, è il vuoto a caratterizzare quella che una volta era la città con più orchestre al mondo. L’Orchestra Notturna Clandestina non nasce per risolvere il problema e l’emergenza culturale italiana e romana, bensì per dare un esempio di fattibilità, un esempio di impegno e concretezza, un tentativo di inversione di tendenza e per sottolineare una speranza che non deve morire, perché è la musica che ci salverà.”
Così, mentre il comune di Roma si ostina ad eseguire e minacciare sgomberi – inseguendo l’obiettivo di una città in cui l’offerta culturale sia mera parte di un’equazione economica e i processi artistici permangano in quel pantano statico fatto di eventi inaccessibili e favori da riscuotere – le realtà liberate e autogestite continuano a colmare i vuoti culturali e formativi di cui il territorio è saturo.
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