Condividiamo con forza il comunicato con cui Decide Roma convoca un’assemblea pubblica per martedi 7 febbraio alle ore 15:00 nella sala della Protomoteca in Campidoglio, la stessa sala che lo scorso 4 ottobre ci è stata negata da un ordine firmato da Raffaele Marra…
I mesi passano, gli scenari cambiano, le grane restano
E’ ormai passato quasi un anno dal corteo che il 19 Marzo scorso, durante il commissariamento di Tronca, ha invaso le strade di Roma e ha dato vita al processo di Decide Roma. Due parole significative. Un concetto semplice, quanto ambizioso. Dicevamo all’epoca che contro una città presa in ostaggio da un vile commissariamento (tutto politico), il primo compito di Decide Roma era quello di ridare significato alla parola “politica”, promuovendo non l’apertura di un spazio nelle istituzioni pubbliche, ma, al contrario, l’allargamento e la costruzione di nuovi spazi di riappropriazione di decisionalità nei territori. Nuovi spazi di democrazia reale, che abbiamo chiamato Assemblee di autogoverno: momenti di confronto vero fra cittadini e cittadine che, attraverso dinamiche inclusive e partecipative, hanno sentito l’esigenza di riscrivere dal basso regole di salvaguardia e di tutela dei beni comuni urbani, che sono tali in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone. Abbiamo proposto un patto federativo tra una eterogeneità sociale costituita da spazi sociali, da lavoratori dei servizi e delle municipalizzate, dal tessuto associativo, dai comitati territoriali contro le speculazioni, dalle esperienze di sindacalismo sociale: una rete in grado di individuare il filo rosso, la trama, la connessione nella riorganizzazione continua dell’azione del capitale finanziario verso le risorse e i servizi pubblici.
I mesi passano, gli scenari cambiano, anche radicalmente, ma le grane restano. I nodi irrisolti delle questioni sociali trovano il muro di gomma dello sbandieramento istituzionale del ripristino legalità, in una ricerca tutta burocratica di una (presunta) onestà lontana dal ricoprire le falle sistemiche di un modello di sviluppo.
L’approvazione del bilancio previsionale per il 2017-2019, presentato come una novità solo per la sua rapida approvazione, rappresenta forse l’elemento più lampante di quanto la scarsa trasparenza vada a braccetto con l’assenza di processi di consultazione con le forze sociali. Tutto cambia, affinché nulla cambi. Proprio come sulla finanza pubblica, dal momento che questo nuovo bilancio, in perfetta continuità con il passato, risulta completamente subordinato alla più rigida logica dell’austerità. Basti pensare che per il 2017 , la giunta Raggi, ha appena deciso di tagliare la spesa totale di oltre il 17%.
Stesso discorso per il debito di Roma Capitale e la sua gestione commissariale dove tutto resta immutato, senza neppure il minimo coraggio di affrontare la questione della sua possibile ricontrattazione, magari attraverso il ricorso ad un Audit pubblico, come strumento indispensabile per democratizzare le decisioni in materia di finanza locale. Così come è mancato qualsiasi tentativo di messa in discussione del “piano di rientro”, che nel vincolare le scelte di finanziarie fino al 2048, costringe il Comune a versare annualmente 200 milioni di euro al Commissario straordinario per il pagamento, a Cassa Depositi e Prestiti e alle banche, di interessi da usurai (oltre il 5% annuo).
Decide Roma, anche di fronte al nuovo e inedito scenario politico, non ha ricercato “complicità” nella nuova Giunta. Ha scelto invece, temerariamente, di essere tutti “primi cittadini” complici nella definizione e nella proposta di prototipi e modelli da contrappore al mantra del profitto, della speculazione dei territori e della mercificazione dei servizi. A partire da vertenze singole e specifiche, come quelle sul patrimonio pubblico comunale o sulla gestione canili comunali, dove l’imposizione di una legalità sterile quanto offensiva riduce a becero problema burocratico-gestionale un problema più complessivo di visione di ciò che è di tutti e per tutti.
L’incapacità di far valere persino le clausole di salvaguardia sociale per contrastare il rischio di grandi crisi occupazionali nei servizi, di stipendi non pagati e di lavoro gratuito di massa; il perpetuare della dismissione del patrimonio pubblico e richieste milionarie di risarcimento rivolte alle associazioni; la non attuazione dei piani di zona rendendo sempre più complicato l’assioma centro-periferia; la scrittura del nuovo regolamento sul patrimonio nelle segrete stanze dei Dipartimenti senza interlocuzione alcuna con le forze sociali; l’incapacità di valorizzazione di modelli di recupero del patrimonio per finalità di edilizia residenziale pubblica (come nel caso dello stabile di Alexis); l’utilizzo ottuso del bando come inconsistente strumento di trasparenza: tutto questo, e molto altro, indica che il saccheggio di Roma cambia i condottieri, ma nella sostanza rimane immutato.
La democrazia è frutto e valorizzazione delle differenze, del confronto e del conflitto tra posizioni diverse, non del rifugio di un’idea astratta di legalità. Partecipazione e condivisione sono il sale della democrazia. Ci vuole determinazione politica per colmare la distanza siderale fra necessità sociali e politiche governative imposte dall’alto. Ci vogliono scelte, strappi e proposte concrete per contrapporsi ai vincoli finanziari dettati dalle politiche liberiste e dare risposta ai bisogni della città. È su questi temi che, insieme a tante altre forze sociali, Decide Roma indice per martedì 7 febbraio alle ore 15:00 un’assemblea pubblica, in Campidoglio nella Sala della Protomoteca: in quella stessa sala che, lo scorso 4 ottobre, ci fu negata – ironia della sorte – da un ordine firmato da Raffaele Marra, poche settimane prima che la magia del palazzo di vetro crollasse definitivamente.
Ripartiamo dal Campidoglio, innanzitutto per smascherare la propaganda di questi giorni sull’approvazione del Bilancio di Roma, che nel puntare il dito sui “tempi record” dell’adozione, nasconde invece la sostanza delle scelte, come quelle che riguardano i tagli delle politiche sociali come di quelle ambientali di circa il 9% solo per quest’anno. Ripartiamo dal basso, da chi ogni giorno vive e soffre in questa città, da chi ogni giorno prova a cambiarla, per rilanciare una mobilitazione permanente in grado di imporre, davvero, un cambiamento per Roma.
Decide Roma- Decide la città