Giovedì 25 Ottobre 2018 | ore 18.30
Questa settimana ospiteremo un’iniziativa necessaria, politicamente e umanamente. Verrà presentata Mediterranea, la prima nave battente bandiera italiana sostenuta e promossa da una rete civica di organizzazioni, singoli, associazioni e spazi sociali che sulle rotte delle migrazioni di mare sta garantendo monitoraggio e soccorso. È parte di un progetto di solidarietà e di testimonianza di quanto accade nelle acque del Mediterraneo, nelle quali negli ultimi mesi sono morte oltre ottocento persone.
Poche settimane fa, l’operazione Mediterranea ha preso il mare per un’azione di monitoraggio, denuncia nel Mediterraneo centrale, senza intenzione di sottrarsi, qualora si trovi davanti a persone in difficoltà, all’obbligo di salvataggio in mare della vita umana. Un obbligo che deriva da una consolidata consuetudine marittima risalente nel tempo ed è a fondamento di numerose convenzioni internazionali.
La Mare Jonio, la nave che guida la flotta Mediterranea, è la prima nave battente bandiera italiana e oggi è la sola nave presente nel Mediterraneo Centrale, dopo la cosiddetta “ chiusura dei porti” dell’attuale governo alle navi delle Ong, in continuità con la campagna di criminalizzazione avviata dalla precedente legislatura.
Se un dato va confermato, ovvero la diminuzione oggettiva degli sbarchi sulle coste italiane, spesso viene omesso a quale prezzo ciò avviene: oggi nel Mediterraneo muoiono in media otto persone al giorno, tra un ipocrita rimpallo di responsabilità tra la Guardia Costiera italiana e i suoi corrispettivi europei, mentre il governo italiano si ostina nel dichiarare la Libia un porto sicuro, a fronte delle migliaia ormai di autorevoli e documentate denunce di ciò che avviene nel lager libici, rafforzando la cosiddetta Guardia costiera libica nonostante l’instabilità politica oggettiva della e deportando migliaia di migranti nei centri di detenzione libici, disattendendo qualsiasi trattato internazionale.
Per questo Mediterranea si definisce «un’azione non governativa di disobbedienza morale ma di obbedienza civile». Disobbedisce al discorso pubblico nazionalista e xenofobo e al divieto, di fatto, di testimoniare quello che accade nel Mediterraneo; obbedisce, invece, alle norme costituzionali e internazionali, da quelle del mare alla fondamentale salvaguardia dei diritti umani. Mediterranea non è però una ONG, ma una piattaforma collettivacostruita mettendo in comune competenze e statuti associativi differenti, ONG, partiti, associazioni, centri sociali, imprese sociali e singoli cittadini accomunati dalla necessità di passare all’azione oltre l’indignazione che rischia di diventare impotenza.
Proprio per questo Mediterranea trova in Mimmo Lucano un potenziale compagno di viaggio, un marinaio coraggioso che afferma con necessaria semplicità: «Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge».
Mimmo Lucano, infatti, viene accusato di aver infranto alcune norme italiane in tema di immigrazione e per aver garantito una vita degna a nuovi e vecchi abitanti di Riace, il paesino calabrese che negli ultimi anni ha rappresentato un virtuoso modello di accoglienza conosciuto ormai in tutto il mondo.
La pratica della disobbedienza civile, per mare e per terra, diventa urgente in un’epoca percorsa da pulsioni e azioni razziste e reazionarie, legittimate e fomentate da nuovi dispositivi legislativi, come il Decreto Sicurezza, e dalle continue affermazioni degli esponenti del governo che, invece che appianare le contraddizioni, le infuocano e le acuiscono. Non ultimo il caso della scuola elementare di Lodi in cui i bambini stranieri sono stati divisi dai bambini italiani, per un apparente problema di dichiarazione Isee.
Disobbedire a una legge ingiusta, diviene dunque necessario per restare umani, per salvare noi stessi dall’avanzata del deserto.
Dobbiamo però moltiplicarci, confrontarci, riconoscerci e conoscere altr*, aprire spazi pubblici di confronto, per riannodare i fili della spinta solidale e antirazzista dei cortei oceanici di Londra, Marsiglia e Berlino, e delle quotidiane azioni di solidarietà e micro resistenza che seppure offuscati continuano a caratterizzare l’azione di molti di noi anche in Italia, nei nostri territori, come il successo delle raccolte fondi per la scuola di Lodi, per Riace e di Mediterranea.
Per questo proponiamo di incontrarci in un’assemblea pubblica in piazza, per riaprire spazi di parola, per ritessere relazioni differenti e reti di solidarietà e mutualismo non dimenticando la potenza della marea che il movimento delle donne ci ha mostrato in questi anni e che non potrà che innervarsi nel bisogno collettivo di reinventare pratiche e discorsi, per supportare il progetto Mediterranea e, in una parola, per restare umani.
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Programma
18.30 Assemblea Pubblica della Rete Restiamo Umani:
racconti e testimonianze dalla nave di Mediterranea Saving Humans e interventi delle ONG Sea Watch.
21.00 Proiezione del documentario “Un Paese di Calabria” di Shu Aiello e Catherine Catella
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Aperitivo a cura del Nuovo Cinema Palazzo
si potrà mangiare da Baobab Street Food / Catering Ristorante
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Durante l’iniziativa sarà presente un Banchetto con il materiale di Mediterranea (magliette donna-uomo-bambino e shopper) + materiali informativo + sarà possibile donare per il crowdfunding dell’operazione.
Per approfondire:
mediterranearescue.org
Mediterranea è salpata – DinamoPress