Crediamo in un’idea diversa di città, dove la solidarietà è la sola strada per garantire la sicurezza e dove gli spazi sociali e liberati sono considerati come ricchezza.
Per questi e tanti altri motivi il #22giugno scenderemo in piazza, insieme, per affermare ancora una volta che Roma è città aperta. Ci vediamo il 22 giugno alle 16 a P.za Vittorio
#chidisprezzasgombera
#romanonsichiude
22 giugno corteo per una città aperta, solidale e contro gli sgomberi: Roma non si chiude
In queste ultimi mesi stiamo assistendo ad una montante ondata reazionaria volta ad escludere dalla vita politica e sociale di questo paese chiunque risulti “incompatibile” con un discorso che fa del razzismo, sessismo, dell’intolleranza e della violenza la cifra politica del proprio agire. Sono sempre di più i soggetti che ogni giorno pagano le conseguenze di intollerabili politiche di esclusione e di ingiustizia sociale: donne, migranti, precari/e, studenti e studentesse e chiunque prova ad opporsi a tali politiche. Impoverimento, sfruttamento e vere proprie intimidazioni autoritarie, (si veda da ultimo la schedatura di massa portata avanti dal Ministero degli Interni nei confronti di magistrati, docenti e attivisti che si oppongono alle politiche razziste e securitarie del Governo), i continui attacchi mediatici contro ONG e associazioni definite “buoniste”, sono la ricetta con cui il Governo pensa di poter gestire una crisi economica e democratica che si fa sempre più profonda.
In questa città, tali politiche reazionarie e di esclusione si traducono concretamente in una lista di immobili – tra spazi sociali e occupazioni abitative – da sgomberare urgentemente. La Lega vuole a tutti i costi conquistare il Campidoglio, e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tutta l’intenzione di iniziare la campagna elettorale attaccando le esperienze di autogestione, i movimenti per il diritto all’abitare e in generale contro qualsiasi forma di attività solidale.
Intanto la sindaca Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle sembrano ostaggio dell’alleato di governo e, invece di affrontare i problemi e le istanze sociali poste dai movimenti nella città, alternano l’immobilismo all’applicazione di un cieco principio di legalità.
Lo scorso 4 giugno centinaia di persone di sono riunite al Nuovo Cinema Palazzo per organizzare la resistenza della Roma solidale nei confronti della dichiarazione di guerra che giunge dal Governo. Si vuole “normalizzare” la città, soffocare i luoghi del dissenso e gli spazi dove migliaia di uomini e donne si organizzano per rivendicare i propri diritti, dall’accesso allo sport al diritto alla salute e ad avere un tetto sopra la testa, gli spazi femministi e quelli della produzione culturale indipendente ma anche le forme di organizzazione e costruzione di attività inclusive e solidali che si sono sviluppate in questi ultimi mesi nel mondo dell’istruzione (dalle scuole elementari fino all’università) e nelle periferie. Non staremo a guardare mentre presidi di libertà e democrazia vengono chiusi e viene gettata all’aria tutta la ricchezza accumulata, fatta di relazioni sociali, saperi, immobili sottratti all’abbandono e finalmente restituiti alla città.
Per questo invitiamo tutta la città a scendere in piazza, a rispondere tutte e tutti insieme, in tante e diversi, alle minacce di sgombero, ma anche per costruire insieme le risposte ai veri problemi della città: abbiamo corpi e cervelli per immaginare e far diventare realtà un’altra Roma, facciamolo!