Son passati dieci anni dalla liberazione del Cinema Palazzo e nove dall’inizio della vicenda giudiziaria che ha coinvolto dodici persone, accusate di “invasione e occupazione” dell’immobile. Dodici persone che avrebbero dovuto assumere sul piano penale la responsabilità di un processo sociale e politico che ha coinvolto migliaia di soggetti che ci hanno messo corpo, anima, cervello.
Già a 10 mesi dalla liberazione del Cinema il Tribunale Civile si era espresso rilevando che “l’interesse alla base dell’occupazione dimostrativa – occupazione avvenuta ad opera di una moltitudine di persone – era di natura politica, non egoistica “, aggiungendo che “i dimostranti contrastavano la destinazione che la società ricorrente avrebbe voluto imprimergli, rivendicando la tradizionale vocazione culturale dell’ex-Cinema Palazzo.” Fin dal primo giorno abbiamo ribadito con forza quanto assurdo fosse questo processo e siamo felici che oggi 25 Marzo l’innocenza dei dodici sia stata sancita senza mezzi termini in sede giudiziaria.
Felici ma non soddisfatti.
Lo Stato, le istituzioni che lo compongono, le forze di polizia, la magistratura, investono quantità di risorse indicibili nella difesa del valore supremo della proprietà privata. Anche quando questa agisce in detrimento dell’interesse collettivo, anche quando si pone a ostacolo dello sviluppo dei più, anche quando con il proprio operato costituisce una seria minaccia alla sicurezza dei territori e delle persone. È esattamente il caso del Cinema Palazzo, che dieci anni fa è stato affittato a una società che voleva aprirvi una sala slot, il casinò di cui tante volte abbiamo parlato in questi anni. La proprietà dell’immobile – la stessa che tuttora ne detiene la titolarità, la stessa che ha sollecitato e ottenuto lo sgombero del 25 novembre scorso – non si è fatta alcuno scrupolo, non ha avuto nessuna remora, a condannare il territorio su cui insiste il vecchio teatro a subire le conseguenze della presenza di un casinò. Dipendenza dal gioco, usura, presenza della malavita organizzata, riciclaggio di denaro, povertà: sono gli effetti collaterali che si sono registrati ovunque sia stata impiantato questo genere di attività.
Nei mesi scorsi il Comune di Roma ha manifestato l’intenzione di acquisire il Cinema Palazzo al patrimonio pubblico e restituirlo alla collettività. Ogni attività volta a ottenere detto obiettivo langue da troppe settimane per non destare la più viva preoccupazione. Se le istituzioni cittadine hanno interesse a dimostrare una qualche vicinanza con i territori e le persone che li abitano, l’acquisizione del Cinema Palazzo e la cacciata dei soggetti che tuttora ne vantano la proprietà ma che hanno da molti anni perduto qualsivoglia legittimità, è un atto dovuto. Oggi più che mai. In ogni caso, il Cinema Palazzo ha dalla propria un’ampia comunità di persone che se ne prendono cura. Lo hanno fatto per dieci anni e continueranno a farlo, con la determinazione e la gioia di sempre.